Ieri sul treno ho conosciuto un ragazzo del Mali.
Chiacchierare col vicino di posto in treno era una cosa che non facevo da tempo immemore; un po’ per mia scelta, un po’ perchè stiamo tutti chini sui fatti nostri, un altro po’ per timidezza e ultimamente anche per il Covid e per l’atteggiamento da sceriffo che ci ha fatto adottare.
E invece ieri io ed il mio compagno di viaggio abbiamo superato la diffidenza e la timidezza e abbiamo attaccato bottone, dopo che mi son tolta le cuffie e che lui ha chiuso il suo libro.
Non so il suo nome, non so mai il nome delle persone che incontro sul treno, credo perchè sia più facile in questo modo poter raccontare i fatti propri. Senza lasciare traccia, ma solo un ricordo gentile.
Mi ha detto che tornava da Roma, diretto a Frosinone dove lo stavano aspettando per andare a mangiare e che son sei anni che vive in Italia lasciando il Mali che non è molto bello perchè non c’è il mare e fa molto molto caldo.
Gli ho fatto i complimenti per il suo italiano e ho potuto percepire la sua felicità ed il suo orgoglio, nonostante la bocca fosse coperta dalla mascherina. Gli ho chiesto del libro che stava leggendo e mi ha detto che sta studiando per prendere la patente C per guidare i camion, per diventare trasportatore.
Poi ci siamo messi a guardare le vette immacolate del paesaggio e abbiamo parlato male della neve perchè è troppo fredda e mi ha confessato di aver paura del freddo. E, se non sbaglio, mi ha anche detto che non gli è piaciuto molto vagare per Roma da solo, che era spaventato.
Poi gli ho chiesto se stesse qui da solo o con la famiglia. Abbiamo parlato della solitudine che soffriamo, entrambi, lontani dagli affetti. Non prestiamo mai troppa attenzione a quanto faccia male stare da soli, pensiamo sempre che l’altro è forte e non ci sforziamo mai di fare quella telefonata o quell’apparizione a sorpresa a casa di un conoscente, amico, parente, per paura di disturbare o perchè non ci passa per la testa. E invece, con così poco, potremmo salvare chi sta dall’altra parte.
Ma anche in questo caso basta che stiamo bene noi e gli altri se la cavino con le loro forze.
Ci siamo confrontati su quanto sia difficile farsi dei nuovi amici e gli ho fatto vedere le foto del mio Giacinto in fiore.
La conclusione della nostra conversazione, per fortuna, non è stata così triste. Abbiamo continuato ad affrontare qualche argomento superficialmente, raccontando poco di noi all’altro. Alla stazione lui è sceso ed io ho proseguito il mio viaggio e mi son sentita più benevola.
Poi ho ripensato alle persone che ho conosciuto nei diversi vagoni nelle tratte su e giù per lo Stivale, ed è stato bellissimo.